L’alluce valgo è una deformazione ossea del primo dito del piede, l’alluce appunto, che appare deviato lateralmente verso le altre dita e che comporta una conseguente sporgenza mediale del primo osso metatarsale. Tale deformazione del piede è visibile a occhio nudo e appare come un allontanamento della testa del primo metatarso dalle altre. Questa condizione è associata a un’infiammazione costante o recidivante della borsa mucosa che si trova alla base dell’impianto dell’alluce stesso.



Eziologia

Contrariamente a quanto si pensa, le cause dell’insorgenza dell’alluce valgo non sono da attribuire al tipo di calzature con tacco e/o a punta che s’indossano, poiché queste, piuttosto, aggravano l’arrossamento e l’infiammazione della borsa sierosa formatasi.

Molto spesso, infatti, non esiste una causa per questa patologia se non quella di una conformazione prestabilita dello scheletro del piede. Può succedere  che in una stessa famiglia sia presente e si tramandi questa deformità di generazione in generazione per ereditarietà. In questo caso, la causa si dice idiopatica, ovvero insita nel patrimonio genetico del soggetto.

Altre cause dell’alluce valgo possono essere invece congenite, si tratta cioè di quelle persone che presentano alterazioni del piede sin dalla nascita.

I principali sintomi sono il gonfiore e il dolore, evidente anche a riposo.

In alcuni casi, l’alterazione a carico dell’articolazione dolente si può associare a una limitazione funzionale, che può arrivare a compromettere anche la dinamica del piede.

Spesso, in prossimità della protuberanza ossea sul bordo esterno del piede, la pelle presenta arrossamento ipercheratosi, ovvero un ispessimento dello strato epiteliale della cute. Gli stessi sintomi possono interessare anche le dita vicine.


Diagnosi

La valutazione clinica dell’alluce valgo si avvale dell’esame baropodometrico, che consente di misurare in posizione statica e dinamica la distribuzione dei carichi del peso sul piede e il grado di compromissione dell’alluce.

Il medico può ricorrere eventualmente anche a una radiografia sotto carico in due proiezioni per avere un’indicazione più precisa della deformità. Questa indagine consente anche di determinare l’angolo tra l’alluce e il piede: il disturbo viene conclamato infatti dal momento in cui l’angolo tra il primo e il secondo osso metatarsale, è superiore a 8° o 9°.

Purtroppo l’alluce valgo, oltre ad essere doloroso e portare all’infiammazione cronica, e apparire come un difetto a livello estetico, può comportare lesioni ossee, ulcerazioni, callosità e, se particolarmente grave, un’alterazione funzionale della dinamica del piede. Col passare del tempo, infatti, il disturbo può evolversi in una vera e propria sindrome posturale.

L’alluce valgo può peggiorare se non si interviene e può arrivare ad arrecare ulteriori disturbi, come ad esempio l’artrite a livello delle articolazioni dell’alluce o la deformità del secondo dito del piede, spinto fuori sede.



Trattamento

La chirurgia percutanea dell’avampiede permette di correggere l’architettura ossea attraverso mini accessi cutanei senza lasciare cicatrici e risolvendo definitivamente il problema. 

In passato chi eseguiva gli interventi chirurgici non era in grado di garantire che la deformità dell’osso non si ripresentasse a distanza di tempo. Oggi, grazie alla nuova tecnica utilizzata, le recidive sono rare perché il sistema legamentoso del piede non viene intaccato dalla chirurgia.

Con un intervento mininvasivo è possibile correggere in modo definitivo il problema anche nel caso in cui i pazienti abbiano malattie che spesso possono provocare complicanze come per esempio i diabetici, patologie autoimmunitarie o disturbi di cicatrizzazione dovuti a problemi di circolazione.

Infatti vengono utilizzati mini accessi della grandezza di un millimetro per eseguire i tagli dell’osso e formare una nuova architettura del piede che permette di camminare senza dolore. In pratica vengono corretti gli attriti con la tomaia della scarpa che possono causare ulcerazione nella parte dorsale del piede fino a infettare l’osso.

Con questa tecnica, il ricovero è di uno o due giorni, ma il paziente cammina immediatamente con una scarpa idonea. In questo modo il piede si riabilita camminando. Infatti, l’ammalato con il carico sul piede operato ristruttura l’architettura del piede idonea alla sua persona. Non è necessaria la fisioterapia per recuperare. L’unico impegno è fare bendaggi funzionali ogni dieci giorni in ospedale per quattro settimane. Insomma, nel giro di un mese si torna a una vita normale, con scarpe comode. Le donne tornano a portare i tacchi dopo circa sei settimane.

Le operazioni, anche se brevi, non sono semplici, in realtà perché bisogna che il chirurgo eviti bruciature della pelle utilizzando il bisturi ed esegua il taglio dell’osso in modo preciso, ottenendo un perfetto incastro perché la tecnica non prevede l’uso di viti o fili. Le bruciature si verificano raramente e comunque sono risolvibili con medicazioni specifiche in una ventina di giorni.