La storia della chirurgia percutanea



La chirurgia percutanea dell’avampiede permette di correggere l’architettura ossea attraverso mini accessi cutanei senza lasciare cicatrici e risolvendo definitivamente il problema. 

In passato chi eseguiva gli interventi chirurgici non era in grado di garantire che la deformità dell’osso non si ripresentasse a distanza di tempo. Oggi, grazie alla nuova tecnica utilizzata, le recidive sono rare perché il sistema legamentoso del piede non viene intaccato dalla chirurgia.

Con un intervento mininvasivo è possibile correggere in modo definitivo il problema anche nel caso in cui i pazienti abbiano malattie che spesso possono provocare complicanze come per esempio i diabetici, patologie autoimmunitarie o disturbi di cicatrizzazione dovuti a problemi di circolazione.

Infatti vengono utilizzati mini accessi della grandezza di un millimetro per eseguire i tagli dell’osso e formare una nuova architettura del piede che permette di camminare senza dolore. In pratica vengono corretti gli attriti con la tomaia della scarpa che possono causare ulcerazione nella parte dorsale del piede fino a infettare l’osso.

Con questa tecnica, il ricovero è di uno o due giorni, ma il paziente cammina immediatamente con una scarpa idonea. In questo modo il piede si riabilita camminando. Infatti, l’ammalato con il carico sul piede operato ristruttura l’architettura del piede idonea alla sua persona. Non è necessaria la fisioterapia per recuperare. L’unico impegno è fare bendaggi funzionali ogni dieci giorni in ospedale per quattro settimane. Insomma, nel giro di un mese si torna a una vita normale, con scarpe comode. Le donne tornano a portare i tacchi dopo circa sei settimane.

Le operazioni, anche se brevi, non sono semplici, in realtà perché bisogna che il chirurgo eviti bruciature della pelle utilizzando il bisturi ed esegua il taglio dell’osso in modo preciso, ottenendo un perfetto incastro perché la tecnica non prevede l’uso di viti o fili. Le bruciature si verificano raramente e comunque sono risolvibili con medicazioni specifiche in una ventina di giorni.